Abito in un palazzo antico, al terzo piano senza ascensore e ogni giorno, almeno due volte, devo affrontare una scalata anacronistica verso la porta di casa. A ogni pianerottolo che mi divide dalla meta mi fermo a riprendere fiato, e ieri, che ero in compagnia di Francesco, mi fa: “Ma hai capito quanto tempo della tua vita perdi con tutte queste pause?” (tra l’altro lui è l’antisportivo per eccellenza).
Nonostante tutto il mio corpo fosse impegnato a riprendere fiato, con quelle parole mi è tornato alla mente uno studio letto su una rivista qualche tempo fa.
Si è calcolato che in una vita media ogni essere umano trascorra circa 26 anni a dormire e 13 anni in fila per varie commissioni (posta, banca, ecc…). Facendo un breve calcolo la maggior parte della nostra esistenza.
E allora sì che occorre tirare in ballo la più attempata delle banalità. Carpe diem. La questione è che godersi il momento è un’utopia. Come spendiamo il tempo che ci è dato a disposizione? Lo sappiamo veramente? E parlo a quelli che almeno se lo chiedono. A parte dormire e stare in fila alle poste, intendo. È assurdo pretendere di dare valore a ogni minuto della nostra vita, anche se sarebbe molto romantico dirlo. Minuti, momenti, giorni, o qualsiasi sia l’unità di misura che utilizziamo per identificare lo scorrere del tempo sulla nostra pelle, siamo programmati per accorgerci troppo tardi quanto ne abbiamo buttato, in qualsiasi fase della nostra vita. Perché il paradosso è che quanto più tempo passa tanto più riusciamo a comprendere le cose importanti, e non esiste un conto bancario per mettere da parte minuti che decidiamo di non spendere piangendo, e consumarli in periodi più felici. Ci troviamo a investire il nostro tempo in nome di qualcosa di meglio da aspettarsi, ed è l’investimento più rischioso e al contempo necessario che si debba fare.
Ma la verità è che bisognerebbe esercitarsi sul serio a godersi il momento. Perché sul serio non sappiamo che giorno sia oggi. Potrebbe essere quello prima della felicità, o potrebbe sembrare, domani, il nostro giorno felice rispetto a quello che verrà. È una partita a carte questa vita nostra. Si può tentare di battere il banco, o cercare di non perdere i soldi. In ogni caso, è meglio fumare una sigaretta e bersi un bel whisky mentre si è al tavolo verde.
È questo il senso. La felicità che cerchiamo potrebbe essere già qui, in fila con noi, alle poste. Mentre un anziano signore che non abbiamo mai visto ci racconta del suo apparecchio acustico comprato alla “Vodafone”. Incredibile a dirsi, ma potrebbe anche andarci peggio di così. Se impariamo a bluffare potremmo avere un giornata sì con una coppia di sette. L’importante è sorridere, qualsiasi punto abbiamo in mano.
L’unica certezza sono le carte che abbiamo quando le vediamo. In questa partita c’è un solo vincitore. Chi tiene da parte sempre qualche minuto per godersi il gioco. E per riprendere fiato, tra due rampe di scale.