L’altro giorno mi sono sottoposta all’annuale controllo ginecologico, avevo molte remore nello sbandierarlo ai quattro venti ma poi, mi sono detta, è una buona prassi e non c’è niente di cui vergognarsi. A ogni modo, il mio ginecologo, chiamiamolo dott. X, ha l’abitudine encomiabile di intrattenerti a lungo prima della visita commentando le analisi fatte e gli eventuali valori fuori norma. Si parlava dell’ispessimento della vescica, che, come un muscolo, a furia di procrastinare il momento di fare la pipì perché si hanno sempre altre faccende in corso, si irrobustisce e le sue pareti mutano nella forma (e non è una cosa positiva come accade, ad esempio, per il bicipite o l’interno coscia). Vengo al punto.
Questo è l’esempio che mi ha fatto per spiegarmi le pratiche da evitare nella vita quotidiana.
«Lei che lavoro fa?», mi chiede con tono perentorio.
«L’editor in una casa editrice,» rispondo timidamente quasi a volermi giustificare. Mi accorgo tuttavia che lui ha prestato poca attenzione alla mia riposta e continua cantilenando.
«Mettiamo che sia a me sia a lei scappi la pipì. Sono certo che sia io sia lei nel momento in cui sentiamo uno stimolo blando, corrispondente a circa 100 cc di pipì in vescica, non andremo al bagno per farla. Lo stimolo deve essere ben più importante. La pipì in vescica continua ad aumentare, e le pareti continuano a lavorare perché non fuoriesca.»
Annuisco con finto interesse senza rispondere.
«Bene, arrivati a 200 cc di pipì in vescica, che continua a premere, io sono in sala operatoria, lei al telefono con un’amica, e la tratteniamo ancora. E questo è qualcosa che facciamo ogni giorno, per questo la vescica si ispessisce.»
Trovate qualcosa di stridente in quello che ho appena scritto? Vi pare rassicurante che nel 2016, un uomo colto, un medico, primario del reparto di ginecologia e ostetricia di un importante ospedale, trattenga la pipì? Sì questo sì, è normale. Quello che non suona è il preconcetto. Cioè che io, in quanto donna, immagino, abbia tra le mie attività importanti, tanto da non andare in bagno a scaricarmi e provocare l’ispessimento della mia vescica amatissima, una conversazione telefonica con un’amica, mentre lui sta salvando vite umane.
Non ho avuto la prontezza di rispondere, un po’ perché doveva ancora visitarmi (e non vi dico i dettagli), un po’ perché nella fattispecie il signore di cui stiamo parlando non ha alcun senso dell’ironia e un po’ perché mi scappava la pipì, in effetti.
Alle donne dico che abbiamo acquisito molti diritti, ma la strada è ancora lunga. Se mi sta leggendo qualche donna che opera, e salva vite, le chiederei di dire a questo signore che noi, oltre a farlo meglio, abbiamo anche l’intelligenza di andare in bagno prima di iniziare a operare.