Ci sono periodi della vita in cui i giorni passano tutti uguali, e periodi in cui ogni giorno porta delle nuove scoperte, emozionanti. La mia avventura è finita. Ho passato tre mesi fantastici. Ogni giorno otto ore e più, in una cucina, ad imparare cose che non pensavo esistessero, e soprattutto, ad imparare, ogni giorno di più, che non si finisce mai di imparare. Cosa ho fatto in questi tre mesi?
Ho esercitato il mio diritto a vivere di passione.
Mi sono armata di coltelli di ogni tipo e sono pronta a combattere. Sono entrata nel mondo di chi cucina per professione, di chi sente gli impasti parlare. E ora, quegli impasti dicono qualcosa anche a me.
E oggi voglio parlare di cucina. Solo di cucina.
C’è una differenza tra cuocere e cucinare, questo ho imparato.
Preparare un piatto è come un progetto. Sono coinvolti vista, olfatto, ed infine il gusto.
Ogni ingrediente deve essere riconoscibile, non ci sono segreti, perché quando si gusta un buon piatto, si condividono emozioni, piacere dei sensi.
Per creare un piatto bisogna chiudere gli occhi, vedere i colori, immaginare le consistenze. Profondere amore nella preparazione, come se fosse l’ultimo piatto che si prepara.
La fantasia e la tecnica si fondono, imprescindibili e complici.
La bellezza diventa schiava del gusto.
E tutto questo non cambia, dal piatto più semplice al più complesso.
Nulla è banale, se è la passione a crearlo.
Nulla è banale, se ci rende felici…