La “papaccella”, come spiegarla… E’ un peperone tondo e dolce, che dalle nostre parti, in Campania, si conserva in salamoia e si mangia fritta come abbinamento, per esempio alle carni di maiale. Ma ho sentito altri nomi, in altre parti d’Italia, parimenti pittoreschi. Quello che mi è piaciuto di più è sicuramente Pupacchiella. Carino no? Cooomunque, per il nostro menu natalizio, li abbiamo abbinati al baccalà fritto in tempura. Un accostamento azzeccato direi, provate ad assaggiarli.
Costo a persona 0,50 euro
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4 papacelle
qb di capperi olive nere ed olio evo
1 spicchio d’aglio
qb di pan grattato -
tempo: 30 minuti
difficoltà: facile
costo: basso (0,50 euro)
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Ecco come si presenta la nostra papaccella in salamoia. Il sapore, appena scolata, è molto pungente, consiglio quindi di lavarla accuratamente sotto il getto di acqua fredda prima di cuocerla.
Tagliamole in due, eliminiamo i semi ed il torsolo e tagliamole a pezzi grossi ed irregolari.
Mettiamoli in olio nel quale abbiamo soffritto uno spicchio di aglio intero, e lasciamoli rosolare, fino a che non appassiscano leggermente.
Aggiungiamo i capperi, qualche oliva nera, ed un po’ di pan grattato, che faremo abbrustolire prima di spegnere.
Non lo dite a nessuno: consumate fresche, non in salamoia, sono adattissime da fare ripiene, di riso, ad esempio.