Caro Babbo Natale,
è molto tempo, più di quello che io possa ricordare, che non vedo la magia del Natale con gli occhi di un bambino. Ma vorrei fortemente sentirla di nuovo, per poter aiutare mio figlio a sognare. E cosa c’è di meglio che scriverti di nuovo una lettera, senza penna, ahimè, e, forse, senza errori di ortografia, ma più profonda che posso. Non voglio giocattoli per me, e ti ringrazio di poterti dare la possibilità di portarli a mio figlio, di farlo vivere in una famiglia che lo ama, al caldo, con questo tempo gelido che c’è fuori. La vita, che scorre monotona la maggior parte dell’anno, mi scuote con violenza quando lo stato d’animo dovrebbe essere dettato dalle pubblicità dei panettoni, con i bambini che cantano e lo scampanellio di sottofondo. A volte mi sento come il Grinch, o spettatore di una felicità forzata. Alcuni bambini, o almeno io ero così, non credono a tutto. Quando ero piccola sapevo perfettamente che mettendo le monete da 500 lire nella terra di un vaso non sarebbe cresciuto niente. Nel mio profondo lo sapevo. Eppure, avevo una così spiccata parte irrazionale, come tutti i bambini, che lo facevo lo stesso, potevo sempre sbagliare a non credere nella magia. Sono cresciuta, ma la mia piantina di 500 lire no. E non mi ricordo quando credevo nella tua esistenza. Per colpa della Befana che mi terrorizzava (dicevano che se ti beccava sveglio ti avrebbe dato la scopa in testa, non mi sembrava un atteggiamento molto amichevole), la magia è svanita troppo presto. Eppure, sono qui a scriverti, per rievocare quel poco di irrazionale che è rimasto sepolto dentro di me. Non sarò l’unica ad accorgersi che c’è chi a Natale, di regali, vede solo quelli che non può comprare. E quando tutto intorno è felicità, quello che non va salta agli occhi in un modo che acceca, proprio come le luci sfavillanti che ci sono tutt’intorno. E allora, caro Babbo Natale, non pensare a me. E nel dirti questo, allevio un po’ l’angoscia generata da quello che vedo intorno. Abbandona le case illuminate dagli alberi a festa, e va’ dove c’è bisogno della tua magia. Aiuta noi fortunati a capire che lo siamo, fa che questo Natale ci dia la spinta ad avere un pensiero che scaldi il cuore di una persona meno fortunata, anche solo una.
Cosa posso chiederti? Che sia Natale per tutti i bambini del mondo? Evidentemente non è possibile. Ma tu va’, va’ da chi soffre e mostra loro almeno il senso di quella sofferenza. Va’ da chi è felice a insegnare che ognuno di noi può fare qualcosa, anche se piccola, e senza spostarsi troppo. Va’ in tutte le case, porta il senso vero del Natale. Conservare sempre un piccolo spazio nel proprio cuore, per credere nella magia. A volte capita, e qualche volta, può capitare a noi. Dal canto mio racconterò di te a mio figlio, romanzando sulla Befana per farla apparire come una simpatica vecchina. Natale dopo Natale, lo vedrò con gli occhi colmi di gioia aspettare il tuo arrivo, guarderò i film fino a tardi illuminata dalle luci dell’albero, e pregherò che ognuno trovi qualcosa di così bello nel suo Natale, un mondo freddo da guardare dietro i vetri chiusi delle proprie finestre.
Insomma, caro Babbo, questo Natale voglio sentirmi così, di nuovo un po’ bambina, e magari, chissà, questo febbraio, pianterò anche qualche euro, aspettando la primavera…
A presto,
Eva