Le patatine in busta sono indubbiamente uno degli snack più consumati al mondo. Secondo la tradizione (valla a distinguere dalla legenda) la loro paternità è americana, grazie ad un cuoco del distretto di New York: George Crum (vedi articolo: Come sono nate le Patatine Chips?). Di solito si usano le patate a polpa gialla, tagliate sottilissime (ecco perché chips, che vuol dire fettina), e fritte in olio caldo. Nella catena industriale di produzione, il fattore che le rende maggiormente da considerare un cibo poco salutare è sicuramente l’olio di frittura. Gli oli utilizzati, non meglio specificati in etichetta, sono per lo più vegetali saturi, come l’olio di palma, di cocco, di colza etc. E di certo vengono riutilizzati innumerevoli volte per non far crescere esponenzialmente i costi di produzione. Sono ovviamente molto caloriche, con circa 550 kcal ogni 100 gr, poco nutrienti e ricche di grassi (fino al 35%). Tuttavia, così come tutte le altre abitudini poco salutari, non si può fare a meno di addentare una bella dorata e croccante patatina. Di certo si possono consumare con moderazione, scegliendo i marchi di alta qualità che dichiarino l’utilizzo di oli come quelli di girasole ed in piccole percentuali (ovviamente) di olio d’oliva. Del resto non è colpa nostra se sono così irresistibili, uno studio dell’università di Norimberga ha dimostrato che il loro consumo attiva nel cervello gli stessi centri nervosi del piacere responsabili delle dipendenze. Allora, finché non inventeranno un cerotto che invece della nicotina rilasci olio di frittura, concediamoci un piacere di tanto in tanto, la moderazione è il miglior toccasana.