L’Italia è un paese che sta andando a rotoli, ma Letta ha detto che ha la ripresa in pugno, e non possiamo dirlo fino alla fine del 2014. Dunque, procrastiniamo il discernimento di una realtà che incombe fino a quella data e rivolgiamoci a quello che succede in giro. In Bangladesh, per esempio. Dove l’industria manifatturiera tessile si arricchisce sugli operai meno pagati del globo. Il corrispettivo di 38 dollari americani, come stipendio mensile. E così, a differenza delle nostre proteste su Facebook per le pubblicità discriminanti della pasta, loro sono scesi in piazza, per poter avere 100 dollari al mese per sopravvivere. Il governo ne ha proposti 66, ma comunque le lobby industriali si sono opposte per continuare ad avere margini altissimi sui 27 miliardi di dollari che fatturano ogni anno. E protestando protestando, uno sparo sulla folla ha ucciso una donna, che si aggiunge alla strage dovuta agli infortuni sul lavoro, di operai che versano in condizioni veramente precarie. E questo è quello che succede altrove, cari amici. Che dire. Sono immagini che ti fanno pensare. Cercare almeno di capire cosa sia la disperazione. Quella vera. Quella che fa piangere gli uomini in strada. Vedere una donna piangere può essere straziante. Ma almeno per me, vedere un uomo che piange è ancora peggio. Come deve essere terribile per la sua famiglia. Lì, in quelle strade polverose, a lottare per un tozzo di pane. Tutto qui. C’è poco altro da aggiungere. Queste le novità della settimana. Anche se, a ben vedere, non trovo nulla di nuovo. Un mondo che non cambia, dominato dalle aberrazioni, dominato dall’interesse. Dal denaro. La più grande ingiustizia nelle differenze di condizioni di vita, è che qualcuno non può scegliere, non è artefice del proprio destino. E questa dovrebbe essere una conditio sine qua non nella vita di ognuno. Quelli di queste persone che si oppongono con tutte le loro forze a questa privazione, magari spendono tutti i loro risparmi per imbarcarsi con altri 500 su una zattera che poi va in fiamme. E sapete, l’unica cosa che riesco a dire è che non può essere così. Ma questa mia affermazione, per quanto vera, non aiuta nessuno. Come si fa a costruire un mondo migliore? Non lo so. Non lo so davvero. E allora non mi resta che esprimere un desiderio. Magari se siamo almeno in due la nostra preghiera arriverà più in alto. Perché alcune volte non resta che pregare, noi non siamo onnipotenti. Pregare per un mondo in cui tutti abbiano la possibilità di una vita che dipenda dalle proprie scelte. Perché la cosa peggiore, è la disperazione di non sapere con chi prendersela.