Tra tutte le assurde battaglie di cui leggo in rete, ridondanti e dai caratteri alle volte grotteschi, quella che più di tutte esprime e quantifica quanto tempo abbiano da perdere alcune persone è l’anti-campagna pasquale con foto di agnellini dolcissimi. A parte il fatto che l’agnello si mangia tutto l’anno, e non solo a Pasqua, (tra l’altro è la carne che io preferisco), e poi è, come alcuni altri animali destinati al macello, parte della catena alimentare, forse una delle poche cose naturali che ci è rimasta. E allora, nonostante sia d’accordo che debbano avere una vita dignitosa ed essere allevati con i dovuti crismi, io direi di preoccuparci di cose più serie, con tutto il rispetto per i vegetariani. Anche le piante, comunque, sono esseri viventi. In un’epoca nella quale le galline sono allevate a terra e i cantanti in batteria, mi chiedo, perché sia così poco chiaro, al giorno d’oggi, quale sia davvero il rispetto per la natura, per gli animali, e per l’ecosistema in generale. Per me ogni eccesso è difetto, ogni integralismo non ha in sé niente di buono. Lì nel mulino c’è Banderas che parla con le galline e fa a mano tonnellate di biscotti, questo mi svilisce. E allora, se abbiamo un minuto che ci resta dopo aver fatto il nostro dovere verso la nostra famiglia, i nostri colleghi e noi stessi, non sprechiamolo abbracciando campagne inutili, che alle volte non sentiamo neanche. Non mi sento un’assassina perché mangio l’agnello, il maiale o il manzo. Forse perché differenzio l’immondizia, non butto cibo, non spreco acqua ed energia elettrica, non abbandonerei mai un cane, e quindi faccio la mia parte per preservare la natura. Comunque, hanno scoperto un pianeta con le condizioni di vita simili alla terra, sentivo qualche giorno fa al telegiornale. Forse è l’occasione buona per chi vive fuori dal mondo. Per chi ne sogna uno in cui gli esseri umani non abbiano bisogno degli animali per nutrirsi.
Tutti gli altri che mangiano l’agnello restino qui, e si impegnino, nel loro piccolo, per un mondo in cui nessuno debba morire di fame.