Si parlava ultimamente di materie prime e del loro utilizzo. Ogni volta che si parla tra persone di diverse età, e soprattutto di diversa provenienza, si scopre che il sottosuolo ha in serbo delle meraviglie che sono sconosciute ai più. Alla continua ricerca di nomi altisonanti che possano stupire il pubblico e mettere in difficoltà i concorrenti, la cucina è diventata così glamour con tutti i suoi programmi, che ci si è sempre di più allontanati da quello che veramente conta, usare materie prime di stagione, cucinate perseguendo l’idea del gusto, e una EQUILIBRATA fantasia. Introduco così i Lampascioni, che non essendo molto noti se non nelle zone in cui sono un piatto tipico (Puglia e Basilicata), sono un giusto compromesso tra la genuinità, ed il mettere in difficoltà i concorrenti, ed il loro grembiule. Il lampascione o lampagione, è una pianta erbacea diffusa nelle regioni mediterranee. I fiori sono primaverili e perdurano fino all’estate. La parte che si utilizza è il bulbo, che cresce fino a 20 cm nel sottosuolo, ed è simile ad una piccola cipolla dal sapore amarognolo. La pulizia di detti bulbi è alquanto lunga. Bisogna liberarli uno ad uno da ogni residuo di terra e radici. Per smorzare il sapore amarognolo bisogna tenerli in acqua per circa un’ora prima di utilizzarli, o, per accelerare, sbollentarli brevemente. Ottima la preparazione in agrodolce, vengono per lo più consumati interi, e, a onor del vero, sono veramente deliziosi.
Sono ricchi di sali minerali, e quindi benefici, come la maggior parte dei frutti della terra. I sapori della tradizione sono sempre i migliori. Conserviamo gelosamente le nostre radici, ed anche i nostri bulbi.