Facendo l’impasto per il casatiello, ho fatto alcune considerazioni. Ho lavorato la pasta mescolando poca farina alla volta, l’ho mozzata, lasciata riposare e impastata di nuovo. Quando è arrivato il “punto di pasta”, mi sono fermata.
Il punto di pasta è quel momento in cui ti accorgi che la pasta è diventata abbastanza elastica da non subire più alcun beneficio se la si continua ad impastare. Anzi andando avanti, si rischia solo di sviluppare troppo glutine ed avere un impasto duro.
Nella vita sarebbe molto utile riuscire a capire quando si è arrivati al punto di pasta. Sono qui a scrivere ancora con le unghie impiastricciate di impasto, perché penso che riuscire a capire quando è troppo possa essere la chiave di volta della nostra esistenza.
Perseverare per inseguire un sogno è un attitudine di pochi. Non fermarsi davanti agli ostacoli è un’impresa dura, ma, raggiunto il risultato la soddisfazione è appagante. Alcune volte, però, accecati dalla meta, non comprendiamo alcuni dei segnali che questi ostacoli possono rappresentare. Alcuni vanno scavalcati, altri invece rappresentano una deviazione necessaria rispetto al progetto di partenza. Accanirsi per saltare su fossi più grandi di noi, invece di scansarli saggiamente, non può che portarci inevitabilmente ad affondare. (Io non passo mai sulle pozzanghere, non si sa mai quanto siano profonde).
Per ogni porta chiusa, si apre un portone, si dice. A meno che non si resti imperterriti a cercare di forzare quella chiusa, che, il più delle volte, è proprio blindata.
E gestire la propria vita è proprio come gestire un impasto. Se non ci si mette le mani dentro, fino in fondo e con decisione, non si riesce mai a capire quando arriva il punto di pasta. Accorgersi che abbiamo scelto la farina sbagliata, è una vergogna solo se la scegliamo di nuovo. E quando anche la seconda da risultati poco soddisfacenti…è arrivato il momento di mangiare un po’ di pane e formaggio.