Impazza sul web la performance di suor Cristina alla trasmissione “The voice”, che sulla scia di rinnovamento portata da papa Francesco si avvicina a Dio con la sua voce. Questo papa, con i suoi modi umili, mi “perplessa”, come direbbe il mitico Bastianich. Nella costante lotta tra l’essere e l’apparire, mi chiedo se esista qualcuno a questo mondo che sia veramente come dimostra di essere. Il vendere e il vendersi indubbiamente animano la nostra società. E magari, nell’azienda ecclesiastica, i responsabili del marketing hanno capito che occorre trovare dei messaggi pubblicitari che possano fidelizzare la clientela, in un momento in cui la crisi, soprattutto quella dei valori, tangibili e non, può minare anche la più fiorente e secolare delle attività. Lo spaccio “dell’oppio dei popoli”. Sarcasmo a parte, questo papa mi sembra una brava persona. Ma la rivoluzione è ben altra cosa. Del resto vivere di dogmi rende per forza di cose poco elastici. A ben vedere tutto ciò che papa Francesco ha affermato in quest’anno di pontificato è solo una forma più “friendly” dei dettami da sempre esistiti. Abbandonata la solfa adolescenziale del “credo in Dio ma non nella chiesa”, mi chiedo più profondamente cosa spinga tante persone a votare la propria esistenza a Dio, rinunciando ai piaceri della famiglia, ad esempio. Quello che penso è che Dio non intendesse creare una multinazionale a suo nome, regolata dagli stessi criteri arrivisti del mercato. Ma è un’idea mia. Di certo ho conosciuto molti sacerdoti, e ho visto nei loro occhi l’amore. E allora, come al solito, non si può fare di tutta l’erba un fascio. Perché c’è chi crede, e a loro va la mia stima. Io dico solo che la rivoluzione che servirebbe è quella che porti a essere liberi di amare, di cantare, di essere gay, divorziati o papi. Non c’è nessuno che possa sapere cosa accade dietro una porta chiusa, nessuno che sappia cosa sia meglio per noi, se non la persona che vediamo al mattino allo specchio.
Servirebbe qualcuno che aiuti i meno fortunati, magari facendo leva sul suo carisma. Più suore canterine per allietare le giornate, e meno apparenza. La rivoluzione è latente dentro di noi, basta aprire gli occhi. Da nessun pulpito può venire ciò che non abbiamo nel cuore. Non c’è preghiera ripetuta ossessivamente a memoria che abbia un senso, se il senso non lo mettiamo noi. Nessuno ci può insegnare ad avere un’anima, neanche un gesuita in bicicletta, per quanto innovativo.
Non c’è preghiera più sincera di quella che viene dal cuore e va direttamente a Dio. Cantata, come quella di suor Cristina, sussurrata appena o singhiozzata. Non c’è nulla di più intimo della fede e della speranza. Non c’è bisogno di apparire davanti a Dio. C’è un posto in cui possiamo essere noi. Scoprirlo è la rivoluzione.
Perché si può credere e si può ragionare al contempo, in quel posto. È la nostra anima, non abbandoniamola mai.