Ed eccoci ad esprimere il nostro pensiero inaugurale.
Non mi sembra vero di star qui a scrivere, condividere con voi pensieri e ricette. E mentre, i miei commenti su ciò che accade finora non sono mai stati un segreto, Francesco può testimoniare, le mie ricette, fino ad oggi, sono sempre state nascoste meglio di quella di una nota bevanda, di cui non faccio il nome, per non stroncare sul nascere la mia carriera di cuoca – opinionista.
Mi sembra d’obbligo, come prima riflessione, parlare dell’intreccio socio-culturale in cui ci troviamo.
Tanti saluti da Napoli.
Ebbene si, non vi tedierò con i soliti sentimentalismi, tanto è risaputo, e lo abbiamo anche visto al cinema ultimamente, che chi non vive qui è pregno di luoghi comuni sul nostro conto, e chi ci vive, riesce a trovare il bello nelle piccole cose, quelle che gli altri (e furastier…) non possono cogliere. Non è mio interesse inciampare nella retorica.
Ma un luogo comune lo devo sfatare….
‘Lo scialatiello allo scoglio’, non è la cosa più particolare che sappiamo fare!
Preferirei essere etichettata come una che mangia la pizza e suona il mandolino ( e badate, non so suonare neanche il campanello, e sono l’unica napoletana stonata), piuttosto che continuare a sopportare chi riserva un posto di riguardo nel suo menu a questo inflazionato tipo di pasta.
A Napoli, e rido, perché mi viene in mente Bisio nel film, non abbiamo le vocali, i contenitori temporizzati per la spazzatura, di contro abbiamo una storia centenaria di fantasia e pragmaticità in cucina, e non può, non deve ridursi tutto a agli scialatielli.
Da un lato ci sono i piatti storici, il cui sapore è dato dalla miscela perfetta di sacralità, legenda e tradizione, l’unica cosa che ci sta su sul serio a cuore.
Dall’altro le materie prime, che , riescono a dare ricette sempre nuove, tanto, tutto ciò che è fatto con quello che cresce al sole o in mare, è Napoletano!
LAGANE CON LUPINI PARMIGIANO E BASILICO